Il Cambiamento Emozionale Correttivo. Firenze, 10 novembre 2019 – Report dal Seminario Clinico.
"Per favorire il cambiamento nei nostri pazienti dobbiamo prima fargli sentire, percepire qualcosa di diverso rispetto all’emozione vissuta fino a quel momento."
Questo il tema centrale trattato durante il seminario clinico dal titolo “Il cambiamento emozionale correttivo” organizzato dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo, tenutosi a Firenze lo scorso 10 novembre 2019, che ha visto come relatore Giorgio Nardone.
Da alcuni aneddoti di Freud , ad esempi di intervento di Paul Watzlawick e di Milton Erickson, Viktor Emil Frankl , Giorgio Nardone introduce il tema della giornata, un tema su cui tutti i differenti approcci terapeutici ormai convengono, aldilà del percorso, modello e metodi utilizzati, ossia che per favorire il cambiamento nel paziente e’ necessario prima far sentire qualcosa di diverso da quanto sperimentato fino a quel momento.
Questo rimanda immediatamente al costrutto dell’esperienza emozionale correttiva sviluppato per la prima volta da F. Alexander (1946) e divenuto elemento centrale all’interno dell’approccio Strategico.
Per una terapia efficace ed efficiente infatti, bisogna far sperimentare qualcosa di diverso al paziente, sottolinea Giorgio Nardone, e ciò può avvenire attraverso esperienze vissute direttamente oppure vissuta interiormente, riuscendo ad evocare emozioni attraverso un linguaggio suggestivo che ci permette di dialogare con il nostro palencefalo. Oggi infatti, ricorda Nardone, i neuroscienziati affermano, ed hanno dimostrato, che oltre l’80% delle attività della nostra mente avviene al di sotto della coscienza. Pensiamo ad esempio quando ci emozioniamo per una canzone, la visione di un film, o inorridiamo alla visione di quest’ultimo, sono tutte risposte emotive che non sono mediate dall’attività cosciente della nostra mente. Le neuroscienze oggi c’è lo hanno dimostrato, che le nostre risposte emotive sarebbero autonome ed indipendenti dall’attività cosciente, soprattutto le 4 emozioni di base quali paura, piacere, dolore e rabbia, utili, complesse ed essenziali per l’essere umano, punto di contatto al mondo esterno, ma seppur le stesse svolgano una funzione adattiva, spesso possono rivelarsi altamente disfunzionali generando patologia.
E se l’emozione è innescata da una percezione, afferma Nardone, il terapeuta dovrà creare ed attivare percezioni che inneschino emozioni che vadano a sostituire le emozioni che in quella specifica persona sono divenute malsane.
Da un’ampia ed esaustiva panoramica sull’argomento, il seminario ha visto una seconda parte più clinico-esperienziale. Attraverso volontari che hanno scelto di confrontarsi con Giorgio Nardone su reali e specifici problemi, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di vedere Giorgio Nardone all’opera. In tal senso un valido strumento diviene il linguaggio suggestivo, che tiene a sottolineare Giorgio Nardone, non va confuso con un linguaggio manipolativo, in quanto la suggestione è un fenomeno percettivo in grado di produrre delle sensazioni in assenza dello stimolo e dunque a parlare alla mente antica riuscendo ad aggirare la censura e la resistenza al cambiamento messe in atto dalla mente moderna. Sensazioni, percezioni e cognizioni questo sottolinea Giorgio Nardone, il percorso da seguire per facilitare il cambiamento nel paziente. Infatti come viene ben spiegato nei lavori di Le Doux il nostro palencefalo (posizionato al di sotto rispetto al telencefalo) influenza profondamente il nostro telencefalo mentre non accade il contrario (Nardone, 2019); la comunicazione sarebbe dunque da sotto a sopra e non il contrario in quanto da sopra a sotto vi sarebbe impermeabilità.
In tal senso le nostre esperienze emozionali influenzerebbero i nostri vissuti e rappresentazioni coscienti e non il contrario.
Farsi amiche le nostre emozioni primarie e impararle a gestire, sottolinea Giorgio Nardone, “gestire la propria tigre interiore”, riprendendo le filosofie orientali, dove diventa possibile educare la nostra parte emotiva, con un gioco di parole ci spiega, attraverso azioni pianificate coscientemente, possiamo facilitare il cambiamento in modo apparentemente inconsapevole, come una sorta di scoperta da parte del paziente e terapeuta che ragioneranno in un secondo momento cosa e come ciò e’ stato possibile.
Riflessioni molto interessanti che noi clinici non possiamo non tenere in considerazione dove ritengo utile andare oltre una riduttiva disputa tra approcci, tra emotivo contro cognitivo e viceversa.
Approfondimenti bibliografici:
Le Doux, J. (2014) Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni. Baldini & Castoldi.
Nardone, G. (2019), Emozioni: istruzioni per l’uso. Ponte alle Grazie.